Le vicende, narrate dal pronipote del primo proprietario, dell’edificio molto caratteristico del Montefeltro ora noto come «Villa Labor» progettato da Giuseppe Sacconi

Qualche anno fa questa rivista ha trattato le figure di Angelo Battelli1 e di Federico Battelli2, esponenti del Montefeltro che ebbero un ruolo assai importante in campo scientifico (fisica per il primo, medicina per il secondo) e, per quanto riguarda Angelo, anche politico3. Quest’ultimo, mentre era deputato al Parlamento, divenne amico dell’architetto Giuseppe Sacconi (1854–1905) anch’egli marchigiano in quanto nativo di Montalto delle Marche, famoso per aver progettato insieme a Ettore Ferrari e Pio Piacentini il Vittoriano, o monumento a Vittorio Emanuele II, oltre che il Palazzo delle Assicurazioni Generali sempre a Piazza Venezia a Roma. Nei primi anni del Novecento, Battelli gli chiese di progettare una villa a Madonna di Pugliano, amena località posta ad una altitudine di circa 800 metri e distante appena 3 chilometri da San Leo, a 20 dalla Repubblica di San Marino e a 37 da Rimini. La costruzione fu ultimata nell’anno 1906, come appare da un fregio in arenaria sul retro del fabbricato sopra la porta d’ingresso; altra formella, in terracotta, fu posta al disopra della porta d’ingresso principale, con la dicitura “LABOR” a significare che tale opera era stata frutto del “lavoro” di Battelli e dall’ingegno del suo progettista, Giuseppe Sacconi.

Non sembra che Angelo Battelli e la moglie Giannina abbiano frequentato molto la loro Villa; alla morte di Angelo, avvenuta ad appena 54 anni, Villa Battelli passò in proprietà al fratello Giuseppe che possedette fino alla sua dipartita terrena nel 1932. Tale dimora andò in eredità al figlio Goffredo, padre di Giuseppe Battelli, coautore di questo testo.
Nel 1944 la Villa fu data in affitto a Cino Petrucci4, gestore dell’Albergo Italia di Bellaria, in cui si erano rifugiati circa 30 ebrei. Nei mesi di marzo e aprile i Tedeschi ordinarono la demolizione di 200 case della fascia costiera e di evacuare quasi tutta Bellaria per potenziare il sistema antisbarco costiero. Petrucci e i suoi numerosi ospiti, furono costretti a trasferirsi da Bellaria a Madonna di Pugliano nella Villa Battelli. Questa sembrò essere al momento una buona soluzione: la località montana era abbastanza distante dalle grandi città, dove l’esercito tedesco era maggiormente presente, e anche da paesi più grandi ma con maggior possibilità di essere individuati dalla feroce “caccia all’ebreo”. Villa Battelli non era al momento ammobiliata, per cui fu necessario a Petrucci trasferire a Villa Battelli tutte le attrezzature presenti nell’Albergo Italia. Madonna di Pugliano era a quei tempi un agglomerato di poche case, abitato prevalentemente da agricoltori, poco popolato e abbastanza distante da Pesaro, Urbino e Rimini.
Nel luglio 1944 anche a Madonna di Pugliano arrivarono i tedeschi che intimarono a Petrucci di evacuare entro brevissimo tempo lo stabile, requisito per dislocare la sede del Comando operativo tedesco della zona. Da Villa Battelli i 30 rifugiati furono costretti a trasferirsi nelle povere case coloniche e nei capanni esistenti a Pugliano Vecchio, piccolo borgo agricolo distante un solo chilometro dalla precedente soluzione. Si dice che gli stessi soldati tedeschi, data l’urgenza di entrare in possesso della Villa adibita poi a Comando territoriale, ignari che fossero ebrei, avessero aiutato il trasloco con i loro autocarri.
Alla dipartita dei tedeschi, a fine guerra, Villa Battelli appariva alquanto devastata dal passaggio dei militari teutonici ed anche derubata dai soliti sciacalli che avevano approfittato dell’abbandono in cui era precipitata la struttura. Goffredo e la moglie Ebe rientrarono in possesso dell’amata dimora ed iniziarono ad eseguire i lavori di ristrutturazione che proseguirono per diversi anni, in particolare durante il periodo estivo delle ferie. Fu acquistato l’intero arredamento proveniente dall’Hotel Splendid di Firenze, ammobiliando cosi l’intera Villa.
Ma il suo bell’aspetto, nei primi anni ’50, questa volta cadde sotto gli occhi dell’Esercito Italiano, che durante tre mesi estivi, requisì l’intero parco, per sistemare le tende da campo ed alloggiare circa 200 giovani reclute per effettuare il C.A.R. (centro addestramento reclute) estivo. A nulla valsero le proteste dei Battelli per l’occupazione abusiva di questa proprietà privata, su cui vennero sistemate numerose tende per alloggiare i militari, mentre sui viali del parco passavano indisturbati anche autocarri e cingolette producendo solchi rimasti visibili per anni.
Villa Battelli divenne finalmente, nella anni 1953 -1958, la destinazione delle vacanze estive dell’intera famiglia di Goffredo, tanto che per molte estati fu la residenza estiva della sua numerosa prole, formata dai figli Angelo, Ida, Giuseppe e Federico, tutti quattro affezionati alla piacevole e tranquilla località tanto che vi trascorrevano i mesi di Luglio, Agosto e Settembre. Quest’ultimo mese era particolarmente noto nella zona per i famosi “Lunedì delle Fiere” nei quali si effettuavano i più grandi mercati bestiame della Provincia di Pesaro e Forlì ed anche di altra merce. La caratteristica di queste manifestazioni era data dalla presenza di particolari capanne fatte con una struttura di canne e ricoperta di verdi frasche, sotto cui venivano serviti gustosissimi piatti di pesce fritto, porchetta, formaggio pecorino, il tutto innaffiato da abbondante vino servito nei tipici fiaschi. Nei “lunedì di fiere di Settembre” il parco della Villa veniva invaso da quelli che venivano chiamati dalla famiglia “fagottari”, in quanto arrivavano provvisti di fagotti in cui erano contenute i suddetti cibi. Erano cioè turisti che non si sedevano sotto le capanne, ma acquistavano il pesce e la porchetta e poi andavano a mangiarlo all’ombra della lussureggiante vegetazione di cui era formato il parco, nonostante i minacciosi divieti; lasciavano poi gli avanzi del bivacco, sparsi sull’erba ricoprendo spesso gran parte della nostra verde spianata con cartacce e resti di pesce, pane e cartacce varie. Era impegno dei ragazzi nella giornata di martedì effettuare la raccolta e la pulizia dell’intero parco; talvolta a questa ingrata operazione, veniva in aiuto nel mese ottobre un fortissimo vento di tramontana che spazzava via ogni residuo lasciato dai fagottari.
Con il tempo Villa Battelli fu frequentata alternativamente dalle intere famiglie dei fratelli Angelo, Ida, Giuseppe e Federico, oltre che dagli amici romani e reggiani: tutti amavano trascorrere a Madonna di Pugliano interi mesi estivi. Angelo in particolare, primogenito di Goffredo, prima di morire per un infarto improvviso nel 1992, amava trascorrere in Villa con la propria moglie Cry (Crystel) molti giorni e, pur risiedendo in Germania, approfittava dei giorni di vacanza, per andare a Pugliano a rilassarsi. Col passare degli anni e con la “motorizzazione universale”, Madonna di Pugliano subì anche numerosi episodi di inciviltà da parte di maleducati turisti i quali distrussero due ornamentali fioriere in graniglia e cemento, dislocate sul retro dell’edificio ai due angoli del terrazzino situato sul retro della Villa e rubarono persino le belle maniglie in ferro del portone d’ingresso, forgiate a mo’ di cordone intrecciato, in cui sopra due piastrine erano incisi i monogrammi di “AB” Angelo Battelli e “GB” Giannina Battelli, primi proprietari della Villa. Fortunatamente è ancora al suo posto la bella grata in ferro battuto, che sovrasta ad archetto, per coprire il sottostante vetro, la porta d’ingresso principale su cui sono ben visibili al centro gli stessi monogrammi “AB” e “GB”.
Per gli eredi purtroppo fu sempre più impegnativo mantenere in ordine sia l’edificio sia il suo bel parco. Era anche molto difficoltoso reperire del personale disposto a fare le sole pulizie interne della Villa, molto spesso invaso da animali ed insetti durante il periodo in cui la dimora restava disabitata. Anche il parco, dopo un inverno spesso nevoso e ventoso, necessitava di vari lavori, raccolta di rami spezzati, potature varie, raccolta fieno ecc.: ormai però era assai arduo trovare un qualsivoglia operaio o contadino disposto a fare lavori di manutenzione che un tempo erano normali. Dopo la morte di Angelo nel 1992, ultimo frequentatore assiduo, la Villa rimase quasi sempre inabitata e soggetta ad una serie di furti ed atti vandalici.

Dopo una iniziale ritrosia, tutti e tre i fratelli Battelli con la mamma Ebe decisero di vendere la Villa per poterla frequentare poi in qualità di “clienti”, come avvenne negli anni successivi alla sua alienazione. I fratelli Sartini, appartenenti ad una famiglia di Maiolo, acquistarono la struttura e riuscirono a ristrutturare con grande passione la Villa, riportando all’antico splendore la magione; sul retro della Villa, costruirono una sala da pranzo ottagonale circondata da grandi vetrate e ricoperta da una struttura orientaleggiante con velature e drappi di color arancione nonchè una panoramica piscina orientata verso le splendide vedute di San Leo, San Marino e Maioletto e da cui nelle giornate limpide, è possibile vedere il mare e gran parte della costa Romagnola.
La Villa


L’edificio progettato da Sacconi, si sviluppa su quattro piani: quello seminterrato riservato alle cantine, ai servizi e a un ampio garage che per quei tempi era una cosa eccezionale. Il piano sopraelevato era destinato alla cucina, alla sala da pranzo, ad uno studio, e ad un ampio soggiorno, con diverse ampie finestrature, tutte con vista su San Leo e sulla Rocca di Maioletto. I rimanenti due piani formavano la zona notte, con quattro camere matrimoniali e due singole su ogni piano ed un bagno con vasca su ciascun livello. I piani sono collegati tra di loro, da una scala elicoidale in marmo, posta all’interno della “torre” cilindrica che svetta oltre al tetto e funge da “belvedere”. Qui vi si arriva mediante una scaletta a chiocciola in ghisa e ferro, che si affaccia sul pavimento della medesima. Il suo tetto è sorretto da 12 colonne in arenaria dell’altezza di circa 3 metri appoggiate su una balaustra anch’essa in arenaria.

Da tale postazione è infatti possibile ammirare la maestosa Rocca di San Leo con la sue due Chiese, mentre volgendo lo sguardo verso Nord Est appaiono le “Tre Penne” o meglio le tre Torri che formano il costone roccioso della Repubblica di San Marino. Sullo sfondo ad Est è ben distinguibile la riviera Adriatica da Cervia fino a Riccione ed oltre. Nelle giornate eccezionalmente limpide, lo sguardo può raggiunge la costa dalmata. Circonda Villa Battelli un ampio parco alberato della superficie di 3 ettari, suddiviso con viali e vialetti formati da pini, cipressi, pioppi, betulle, faggi, querce e alberi da frutto, tutti scelti per il clima montano di Pugliano.
Articolo scritto in collaborazione con Giuseppe Battelli

Note
1 A. Montemaggi, Il genio di Macerata Feltria, «Ariminum», luglio-agosto 2015, pp. 36-37
2 F. Battelli, Federico Battelli lo scienziato del Montefeltro,«Ariminum» maggio-giugno 2021 pp. 20-21
3 Angelo Battelli nacque a Macerata Feltria (PU) il 28 Marzo 1862, studiò a Torino dove si laureò in fisica nel 1884; insegnò poi presso l’Università di Cagliari, in qualità di Professore Ordinario di Fisica Sperimentale fino all’ottobre 1891 per passare poi come Professore Straordinario di Fisica Sperimentale all’Università di Padova dal Novembre 1891 all’Ottobre 1903. Nel 1896 ricevette l’onorificenza di “Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia” e il 18 Luglio 1899 divenne Socio Corrispondente della Reale Accademia dei Lincei. Il 12 Novembre 1903 fu nominato Professore Ordinario di Fisica Sperimentale all’Università di Pisa, presso la quale rimase come docente, fino alla sua morte avvenuta l’11 dicembre 1916. Il 13 dicembre 1903 fu proclamato “Socio dell’Accademia delle Scienze di Bologna”; il 9 Luglio 1909 dalla facoltà di Scienze dell’Università di Ginevra, fu insignito del titolo di “Dottore honoris causa”. Eletto deputato alla Camera dei Deputati a Roma, per la prima volta nel 1900 fu riconfermato nel 1904, nel 1909 e nel 1913, per i collegi di Pisa e di Urbino. Collega all’Università di Pisa era Antonio Pacinotti, scienziato divenuto famoso in tutto il mondo per il suo “anello” ed aver inventato la prima dinamo o motore elettrico della storia; la famosa auto di fabbricazione americana “Tesla” viene fabbricata sulla base dell’anello di Pacinotti. Questi, anch’egli Senatore, morì nel 1912, commemorato a Roma dallo stesso suo discepolo Angelo Battelli. Le sue spoglie riposano nel Cimitero Monumentale di Pisa, vicino a quelle dello stesso Pacinotti.
4 Sulla vicenda maggiori informazioni e dettagli sono contenuti in E. Drudi Un cammino lungo un anno. Gli ebrei salvati dal primo italiano “Giusto tra le Nazioni”, Giuntina, Firenze 2012. Il salvataggio degli ebrei fu opera principalmente di Ezio Giorgetti e del maresciallo dei carabinieri di Bellaria, Oscar Carugno; in tale opera, sulla base delle dichiarazioni della figlia, si sostiene che Petrucci ritenesse gli ebrei profughi pugliesi, ma la sua opera fu essenziale per la loro salvezza. Si veda anche L.Maggioli, A. Mazzoni, Spiagge di lusso, Antisemitismo e razzismo in camicia nera nel territorio riminese, Panozzo Editore, Rimini 2022, pp. 230-244
Ariminum, agosto settembre ottobre 2023