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Repubblica di San Marino / Il presunto Colpo di Stato del giugno 1933

Due fazioni, entrambe fasciste, si scontrano per il potere: la prima, capeggiata dai fratelli Gozi, la seconda da Ezio Balducci

Sventato colpo di Stato a San Marino!”. Non è fantapolitica ma il probabile titolo di un giornale del giugno 1933, quando si diffuse la notizia che i carabinieri avevano arrestato alcune persone con un’accusa infamante: avere tramato per sovvertire l’ordine costituzionale della piccola repubblica.

In realtà si era al punto culminante dello scontro che avveniva sul Titano tra due fazioni, entrambe fasciste, per il potere: la prima, al governo, era capeggiata dai fratelli Gozi, il più rappresentativo dei quali era Giuliano, Segretario di Stato e Commissario straordinario del Partito Fascista Sammarinese; la seconda, denominata dei dissidenti (termine che in epoca fascista era dispregiativo), aveva come esponente Ezio Balducci, giovane medico già Capitano Reggente, che vantava importanti e inluenti amicizie nel fascismo italiano. I motivi dello scontro, molteplici, erano legati non solo a fattori personali ma anche a ragioni più profonde che riguardavano la vita stessa della repubblica.

I Gozi rappresentavano infatti il fascismo cittadino, pragmatico, funzionale alla detenzione del potere in armonia con il potente vicino, ma che non rinunciava alla propria autonomia ed aveva una strategia anche economica ben precisa. Secondo loro infatti il futuro di San Marino non poteva essere più il settore primario, l’agricoltura stentata e semimontana che relegava lo stato ad un’economia di sussistenza con larghi strati della popolazione in povertà e con una forte emigrazione, anche nei ceti più istruiti.

A dieci chilometri dal confine una città dalla storia millenaria ma da secoli relegata alla condizione di centro minore, era diventata nei tempi recenti un luogo rinomato in tutta Italia grazie ad un fenomeno di grandi potenzialità: il turismo. Individuato l’obiettivo, occorrevano le risorse: la realizzazione della ferrovia Rimini San Marino, con un tracciato che privilegiasse il Titano e arrivasse vicino alla sommità del monte, nonché una nuova convenzione con lo stato italiano che assicurasse maggiori lussi di risorse divennero quindi gli strumenti per realizzare un cambiamento urbanistico della città. Ciò significava infatti la costruzione della stazione e dei viali di accesso, ma anche il recupero di una simbologia medievale che trasformava il nucleo storico di San Marino e lo rendeva funzionale all’interesse turistico. Per rafforzare il proprio potere politico, poi i Gozi avevano ideato un colpo da maestro: ripresi i contatti con gli oppositori popolari, li avevano convinti ad entrare nel partito fascista sammarinese, attribuendo a loro esponenti cariche di prestigio.

Giuliano Gozi con Mussolini

Balducci da parte sua, aveva idee altrettanto chiare ma divergenti. Nato a Serravalle nel 1904 ed entrato giovanissimo nel fascismo italiano, studente di Medicina all’Università di Bologna, aveva subito manifestato grande interesse per la politica ed aveva intrecciato amicizie molto importanti sia nel capoluogo emiliano con Arpinati e Baroncini, sia a Rimini con gli esponenti locali, tra cui Carlo Chierici, Aldo Catrani e Giuffrida Platania. Di idee intransigenti, sapeva però muoversi all’interno del partito con disinvoltura ed abilità ed era visto con simpatia da Balbo e anche da Starace, fatto straordinario se si considera la grande rivalità con Arpinati. Probabilmente su desiderio del fascismo italiano, Balducci nel 1929 venne eletto Capitano Reggente a soli 25 anni e puntò su alcuni obiettivi da lui considerati prioritari. Egli riteneva che lo stato si dovesse dotare di nuove infrastrutture al servizio del cittadino, come i servizi fognari e in particolare l’acquedotto e pensava che anche i castelli dovessero godere dell’attenzione del governo. Balducci in sostanza voleva rappresentare le istanze della periferia ed in primis di Serravalle, borghi che si sentivano trascurati e che vedevano nei progetti dei Gozi una subordinazione rispetto al centro politico della repubblica. Altri punti di divergenza erano il bilancio dello Stato e la lotta contro l’emigrazione, soprattutto qualificata.

Infine anche sulla ferrovia vi erano diversità di opinioni, in quanto Balducci riteneva errato il tracciato a Serravalle e si opponeva alla costruzione della galleria. La rivalità con i Gozi, in origine probabilmente anche di natura personale, era nata in dalla costituzione del partito fascista sammarinese nel 1922, ma fu soprattutto la Reggenza, di rottura rispetto alla politica precedente, che fece precipitare gli eventi. Appena terminato il mandato semestrale, iniziarono le accuse contro Balducci e furono intentati processi politici sulla sua attività, processi che lo videro soccombere. Tuttavia il medico sammarinese godeva dei forti appoggi del fascismo italiano, per cui la lotta non si poteva considerare terminata finché Balducci non fosse stato abbandonato anche dall’Italia.

Ezio Balducci e Benito
Mussolini al Palazzo
dell’Arengo (Da
Alessandro Catrani,
Anni 20 che passione.
Accadimenti e vita
quotidiana a Rimini
nel primo dopoguerra,
Panozzo, 2004)

Una feroce campagna di stampa lo denigrò nella repubblica fino a giungere all’accusa dell’ideazione di un presunto colpo di stato ideato da lui stesso insieme ad alcuni amici sammarinesi e siciliani: una specie di marcia su San Marino per rovesciare il legittimo governo. La trama eversiva, decisamente farsesca, sarebbe stata così congegnata. Dopo la pubblicazione di aggressivi e veementi articoli di stampa per screditare i Gozi, sarebbero dovute entrare in azione due squadre di siciliani. La prima, composta da delinquenti comuni, avrebbe eliminato i governanti e saccheggiato le casse pubbliche e le case private. La seconda, formata da fascisti, avrebbe appoggiato politicamente i congiurati, tra cui Balducci, nell’assumere il governo della Repubblica, ottenendo poi in cambio impieghi e denaro. Il presunto complotto venne scoperto nel giugno 1933 e si procedette con alcuni arresti, e ciò portò ad un nuovo processo politico nei confronti di Balducci.

Egli si rivolse alle più alte cariche del fascismo italiano tra cui Aldo Oviglio, il riminese ex ministro della Giustizia che da qualche anno era stato riabilitato e nominato senatore del Regno, e lo stesso Achille Starace, all’epoca segretario del partito fascista.

Oviglio assunse la difesa di Balducci e addirittura pubblicò gli atti difensivi in cui emergeva l’estraneità del suo assistito agli addebiti mossigli. Si trattava infatti per lo più di fantasie di un malato di mente, di millantato credito e di dichiarazioni equivoche, spesso non riscontrate e ritrattate.

Lo storico Gregorio Sargonà ha recentemente studiato gli Archivi sammarinesi, quelli italiani e il fondo delle carte Balducci e sostanzialmente è emerso che già all’epoca il vice capo della polizia italiana, Carmine Senise, riteneva il tutto una montatura. Tuttavia i Gozi con molta abilità riuscirono a respingere ogni pressione e condannarono il Balducci a vent’anni di lavori forzati, cioè in sostanza all’esilio perpetuo.

Ma la storia è curiosa e capricciosa: circa dieci anni dopo il presunto colpo di stato, il 28 luglio 1943 in effetti a San Marino ci fu un rivolgimento politico totale, i Gozi furono di fatto estromessi e Balducci fu richiamato in patria e nominato plenipotenziario, essendo ritenuto l’unico che poteva salvare la patria grazie alle sue aderenze con il fascismo italiano. Instancabilmente per un anno egli si adoperò per conservare la neutralità dello Stato, per ottenere rifornimenti dai Tedeschi e dagli Italiani, per sopperire alle necessità di tutta la popolazione italiana che aveva trovato rifugio nella falde del Titano e in quella galleria che egli non avrebbe voluto. Tentò di limitare le rappresaglie e soprattutto bombardamenti e danni, purtroppo non sempre riuscendo nell’intento.

I Gozi tentarono invece la strada della ricostituzione del partito fascista, ma quando gli Alleati arrivarono a San Marino, nei loro confronti vi fu una specie di damnatio memoriae mentre a Balducci venne intitolata una via a Serravalle.

Nota bibliografica

Per un approfondimento si veda Gregorio Sorgonà, Ezio Balducci e il fascismo sammarinese (1922-1944), San Marino, Centro sammarinese di studi storici, Università di San Marino, 2014

Ariminum, novembre dicembre 2015