Un successo effimero degli anni Sessanta: la pista di volo a Miramare era diventata una delle principali d’Italia, la prima per i voli charter
Il rilancio dell’aeroporto che si auspica e si intende promuovere in quanto motore propulsivo per il turismo, assomiglia alla scoperta dell’acqua calda; occorre però chiedersi perché negli ultimi anni in pochi abbiano provato a scoprirla. La nostra pista di volo cerca infatti di emergere con difficoltà in un mercato regionale ormai monopolizzato da Bologna, la quale ha dimostrato di avere la massima considerazione del proprio scalo.
Nel passato c’è stato un momento in cui il nostro aeroporto sembra essere di gran lunga il più importante dell’Emilia-Romagna: alla fine della stagione estiva del 1962, vista l’affermazione della Riviera nei mercati inglesi e scandinavi, gli organismi di promozione turistica del territorio, le Aziende di Soggiorno e l’Ente Provinciale del Turismo, ritengono sia giunto il momento di potenziare e di incentivare l’attività dell’aviazione civile. I segnali provengono dai principali tour operators del nord Europa: dato il progressivo benessere conquistato, le famiglie inglesi e scandinave, soprattutto svedesi, cercano il piacere di godersi le vacanze estive nei luoghi della Riviera adriatica. Pertanto la richiesta di voli e di strutture ricettizie spingono una domanda che gli operatori, in piena fase espansiva, vogliono a tutti i costi intercettare.
Esiste per la verità fin dal 1958 un tendone che raccoglie arrivi da aerei civili, ma si tratta ancora di numeri piuttosto limitati; nel 1961 è stata costruita una palazzina (che verrà poi ampliata attorno al 1970) per dare un minimo di comfort ai passeggeri. Ma è necessaria una visione strategica più ampia: perciò viene fondata l’Aeradria spa il 14 settembre 1962 con un capitale sociale di 500.000 lire, equamente diviso tra i vari enti, e sono nominati presidente Alessandro Cecchi e direttore generale Giuseppe Cantoni. La società, grazie agli investimenti effettuati dal Ministero della Difesa, può utilizzare un aeroporto in una posizione invidiabile rispetto alle mete turistiche, una pista eccezionalmente lunga e infrastrutture tecnologiche moderne rispetto agli standard dell’epoca.
Chi abbia avuto l’idea è difficile potere stabilire con certezza. È certo però che un grosso impulso viene dall’Azienda di Soggiorno di Rimini, la maggiore e la più interessata, il cui giovane presidente è Luciano Gorini, uomo con tante idee ed entusiasmo per l’affermazione della città come capitale del turismo. Sono viceversa latitanti gli enti pubblici locali: il Comune di Rimini risulta assente dalla compagine sociale fino agli anni Settanta. Vi è in effetti da parte del Partito Comunista, contrario alla NATO, un pregiudizio ideologico in quegli anni: l’aeroporto era sede della 5ª aerobrigata che, pur prestando i propri servizi all’aviazione civile, era malvisto in quanto reparto dell’Aeronautica Militare1. Non si segnalano particolari iniziative del sindaco Walter Ceccaroni, più occupato con i Piani Regolatori.
Fin dal 1963 si nota un vertiginoso aumento degli arrivi e perciò la scommessa può considerarsi vinta. L’Azienda di Soggiorno riminese annovera tra i suoi consiglieri Amedeo Montemaggi, il quale è anche capo pagina de «Il Resto del Carlino» e convinto assertore della bontà dell’idea tanto da pubblicare nel 1964 sul quotidiano uno dei primissimi supplementi speciali a colori, evento rarissimo all’epoca, dedicato proprio all’aeroporto, con i primi dati sulla struttura e le interviste ai principali personaggi.
Da tale inserto emerge che nel 1964 operano con l’aeroporto di Miramare 38 compagnie aeree; giungono a Rimini 872 aerei dalla Gran Bretagna con oltre 54.000 passeggeri mentre dalla Svezia gli apparecchi atterrati sono 334 con oltre 23.000 passeggeri2. In effetti anche i giornali si interessano all’incredibile sviluppo dell’aeroporto: un articolo di Gigi Ghirotti su «La Stampa» del 15 agosto 1963 è intitolato «Lo strepito degli aerei e gli alberghi di cemento hanno trasformato il volto della costa romagnola» e nel corso del testo si ribadisce: «Il cielo strepita per un incessante-viavai di apparecchi: quaranta ne arrivano e quaranta ne partono ogni giorno dall’aeroporto di Rimini»3.
Nel 1965 entra in gioco Mario Pari4, un personaggio che verrà identificato presto come l’aeroporto stesso. Radicale divenuto socialista agli inizi degli anni Sessanta, nel 1964 ricopre la carica di assessore del Comune di Rimini per qualche mese per poi diventare presidente dell’Ente Provinciale del Turismo e nello stesso tempo consigliere di Aeradria. Pari ne diventerà presidente e, sempre di più appassionato alle vicende dell’aviazione civile, nel 1977 assumerà il ruolo di direttore, tenendo la carica fino al 1996.
Il traffico aviatorio sulla Riviera nel 1966 è ancora più imponente dell’anno precedente: Adele Gallotti scrive su «Stampa Sera» nel maggio di quell’anno: «Rimini. Carovane aeree dall’Inghilterra e dalla Germania. I turisti arrivano dal cielo»5. Ed è proprio il 1966 probabilmente l’anno di maggior spicco dello scalo di Miramare, quando il numero dei passeggeri sbarcati lo pone come quarto nella graduatoria nazionale, dietro a Roma (Ciampino + Fiumicino), a Milano (Linate + Malpensa) e Venezia, e prima di Napoli, Genova e altre delle maggiori città. Nella classifica del traffico aereo nazionale, redatta da «La Stampa» il 5 settembre 1967, Bologna non compare neppure.
Un interessante articolo di Gaetano Tumiati del 1968 espone già i prodromi della conflittualità nella nostra regione su questo tema: Una «guerra degli aeroporti» tra le spiagge della Romagna6. Il crescente successo dello scalo di Miramare attira l’attenzione di Forlì ma Ravenna e Cervia (dove già c’era un aeroporto militare), ritengono che la soluzione sia vicino al mare e ai luoghi di villeggiatura del ravennate: il trialismo tipico, vecchio di secoli, emerge questa volta anche per il nuovo mezzo di trasporto. La guerra aerea, che è opportuno chiamare «dei sessant’anni», dura tuttora anche se il capoluogo regionale ha ormai sottratto quasi tutta la materia del contendere.
Gran parte dei protagonisti di quel periodo sono deceduti; appare perciò preziosa la testimonianza che ci ha reso Ennio Sanese, il quale iniziò nel 1965 come fattorino che portava le prenotazioni dall’aeroporto negli alberghi, in particolare dal tour operator Hotelplan. I turisti erano rappresentati principalmente da famiglie (i più giovani sceglievano altri mezzi) e provenivano per la maggior parte dalla Gran Bretagna e dalla Scandinavia mentre i Tedeschi preferivano il traffico terrestre. Nel 1968 Sanese si occupò dei trasferimenti dei passeggeri ai vari alberghi e nello stesso tempo, insieme ad altri soci, fondò a Rivazzurra un pub con discoteca con il nome di Carnaby Arms che poi trasformò in una discoteca a tutti gli effetti con il nome di Carnaby. Egli si ricorda tuttora l’enorme afflusso degli aerei che pervenivano a tutte le ore, specialmente di notte e il conseguente elevatissimo numero dei passeggeri. In particolare venivano in grande quantità gli Inglesi, fra l’altro forti consumatori di bevande e tabacchi: il bar dell’aeroporto e successivamente il duty free shop, realizzavano incassi d’oro, considerando anche che i turisti tendevano a smaltire le ultime lire rimaste.
Nel 1969 calò il numero dei Britannici e poi successivamente anche degli Scandinavi. Ci limitiamo alla fine degli anni Sessanta in quanto lo scopo della rubrica è di evidenziare quante e quali iniziative furono promosse per rilanciare Rimini nel secondo dopoguerra facendola diventare la capitale del turismo europeo. Tuttavia occorre sottolineare che già alla fine di quel decennio cominciavano ad apparire segni di declino. Lo stesso Pari elenca alcune cause, quali la ridotta capacità ricettiva delle strutture locali in comparazione con quelle molto maggiori costruite poi in altri Paesi come la Spagna e il costo della vacanza che saliva e diventava non concorrenziale, sia per i tour operators sia per i clienti stessi. Tale analisi è confermata pure da Sanese: sebbene ci fossero anche voli di linea di Alitalia, SAS e British Airways, la maggior parte dei transiti erano charter.
In effetti, dalle statistiche elaborate da Pari risulta che nel 1965 tale traffico a Rimini era il primo assoluto in Italia con una quota del 24% davanti a Venezia che aveva il 16%; nel 1970 Rimini era ancora al vertice, ma la percentuale si era ridotta al 21% ed era seguita da Roma con il 19%. Si può concludere che il declino e la decadenza dell’aeroporto di Miramare e, d’altro canto, l’egemonia conquistata da quello di Bologna sono un simbolo di come un momentaneo successo, frutto di idee anche originali, non può sopravvivere se non ci si attrezza ad affrontare le dure battaglie del mercato e, soprattutto, quelle politiche.
Note
1 In un articolo sull’«Avanti!» del 1º novembre 1967 Mario Pari, autorevole esperto su cui ci si soffermerà, imputa al Partito Comunista «una falsa e inconcepibile polemica», perché andava «assurdamente sostenendo che l’aeroporto verrà potenziato per fini militari»: vere e proprie fake news in quanto al contrario era progettato un «alleggerimento dell’attività militare sull’aeroporto medesimo». La polemica continuò il 9 febbraio 1968 con un’interrogazione parlamentare degli onorevoli comunisti Lami, Pagliarani e Accreman, il quale fece riferimento addirittura ai bombardamenti nel Vietnam.
2 Si veda anche «La Stampa», 11 agosto 1964, p. 12.
3 «La Stampa», 15 agosto 1963, p. 5.
4 Mario Pari è nato a Rimini il 5 maggio 1924 e deceduto il 2 agosto 2022. Estremamente interessato alla quantificazione del fenomeno turistico, adotta fin dalla fine degli anni sessanta per l’EPT un avanzato sistema informativo affidato a Giuliano Ghirardelli. Nel 2010 decide di pubblicare una gran messe di dati in un’opera fondamentale da cui è possibile ricostruire i numeri che hanno fatto la storia dello scalo riminese: Aeradria S.p.A. Aeroporto internazionale Rimini-San Marino Federico Fellini” (1958-2008), Raffaelli editore, Rimini, 2010. Successivamente, in una serie di articoli, sul periodico online «Riminiduepuntozero», è spesso intervenuto, fra l’altro, per ricostruire alcuni aspetti della storia dell’aviazione civile di Rimini.
5 «Stampa Sera», 17-18 maggio 1966, p. 5.
6 «La Stampa», 27 luglio 1968 p.3.
Ariminum, gennaio febbraio 2024