L’ineffabile Ministro Sangiuliano, nell’intento di diffondere la Cultura Popolare in questo Paese, ha deciso di utilizzare come marketing le gabelle medievali onde incassare denaro per scopi indefiniti. Infatti chiunque d’ora in poi si azzardi a richiedere o a eseguire «la riproduzione dei beni culturali in consegna ad istituti e luoghi della cultura dello Stato», deve corrispondere una tassa, calcolata astrusamente su vari parametri, ad eccezione di chi lo fa senza scopo di lucro. Anche in questo caso la procedura è del tutto complicata e comunque impone il pagamento di “rimborsi spese” e l’autorizzazione preventiva del ministero, come non succedeva nemmeno negli stati sovietici.
Parrebbe di capire pertanto che se io intendo pubblicare su questo periodico una foto da me stesso eseguita di un’opera d’arte, fosse anche arte rupestre di qualche migliaio di anni, dovrò pagare la gabella allo Stato – balzello la cui quantificazione e pagamento naturalmente è resa complicatissima dai decreti e dai regolamenti che il Ministero della Cultura adotta – salvo poter dimostrare che essendo Ariminum gratuito (e così pure l’opera di direttore, condirettore e collaboratori) non c’è un fine di lucro, corrispondendo comunque una somma a titolo di rimborso spese (?).
In tutto il mondo la legislazione è completamente diversa, proprio per allargare la fruizione di beni culturali; l’Unione Europea promuove la digitalizzazione delle opere da mettere a disposizione gratuitamente per gli studiosi. Enti, università di tutto il mondo inseriscono in rete scansioni delle loro opere per uso gratuito e illimitato, salvo il rispetto della legge sui diritti d’autore.
Ma nella retrograda Italia no: afferma la Treccani (ente dello Stato) che se un ricercatore vuole pubblicare la sua tesi di dottorato di Storia dell’Arte con 390 immagini dovrebbe corrispondere circa 7.500 euri al Ministero. Alessandro Barbero ha definito il balzello «fonte di miserabile reddito per lo Stato».
Allora ho avuto una visione e ho immaginato che, mentre fotografavo i fantastici paesi, castelli, torri della Valmarecchia «luoghi della cultura dello Stato», appariva un gabelliere come quello che sostava nel Medioevo alle porte delle mura per riscuotere il dazio. A questo punto ho risposto che preferivo fotografare il giardino di casa che, per quanto bello, ha un contenuto culturale forse di minore importanza dell’opera la cui foto avrei voluto pubblicare.
Mi chiedo: è così che si diffonderà maggiormente la cultura secondo il nostro Ministro, peraltro giornalista, imponendo balzelli a chi volontariamente, gratuitamente e seriamente tutti i giorni lavora e si ingegna per davvero promuoverla in ogni luogo e strato sociale?
Attendo risposta da persone che hanno a cuore davvero la cultura di questo paese, soprattutto se vicine, personalmente o politicamente, al Sangiuliano, con la speranza di un suo rinsavimento e di una virata di centoottanta gradi sul modo di affrontare la questione.
Ariminum, maggio giugno luglio 2023