Mi è apparsa in una visione una grande anima, dall’aria triste ma sorridente: un ossimoro forse ma ciò che ispirava era dolore per un tragico presente, speranza per un futuro migliore. L’ho subito riconosciuto sebbene si fosse presentato modestamente come Mohandas Gandhi, l’ultimo del mondo. Capivo questa sua umiltà perché ormai tutti si erano dimenticati di lui, e delle sue idee di lotta civile e non violenta che avevano ispirato Martin Luther King o Nelson Mandela erano svanite. Sapeva ciò che mi angustiava, il demone della guerra che imperava; mi leggeva nei pensieri e mi rispondeva senza mai perdere il tono ottimistico, anche se in effetti a volte il dolore interiore lo affiggeva talmente da apparire sconsolato: «Le pagine della storia del mondo sono tutte lordate dai sanguinosi racconti delle guerre di religione. Solo con la purezza e le buone azioni dei seguaci si può difendere la religione, mai con la contrapposizione a chi professa altre fedi. Occhio per occhio finisce solo per rendere tutto il mondo cieco. Sono contrario alla violenza perché se apparentemente fa del bene il bene è solo temporaneo, il male che fa è permanente».
Gli chiedevo: «Bapu, com’è possibile fare qualcosa per fermare l’inutile strage?» «Quello che non puoi fare è accettare l’ingiustizia, devi rendere quell’ingiustizia visibile, essere pronto a morire come un soldato per farlo. E io sono stato pronto a morire per una causa giusta, ma non c’è stata nessuna causa per cui sono stato disposto ad uccidere. Porgere l’altra guancia significa mostrare il tuo coraggio, avere la volontà di ricevere una o più percosse per dimostrare che non reagirai e non ti farai sviare; e quando lo farai risvegli qualcosa nella natura umana, qualcosa che nel tuo nemico fa decrescere l’odio per te e crescere il tuo rispetto. La non violenza è la più forte arma mai inventata dall’uomo».
Mi aggrappavo a lui «Mahatma, dammi una speranza» «Quando disperavo, io ricordavo che nel corso di tutta la storia la via dell’amore e della verità ha sempre trionfato. Ci sono stati tiranni e macellai, e per un po’ possono sembrare invincibili, ma la conclusione è che cadono sempre. In verità il mondo è tenuto insieme da vincoli d’amore e dedizione. La storia non registra i quotidiani episodi d’amore e dedizione. Registra solo quelli di conflitto e guerra. Gli atti d’amore e generosità sono molto più frequenti dei conflitti e delle dispute. Solamente chi è forte è capace di perdonare. Il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo. Un codardo non è capace di dichiarare il proprio amore. Questa è una prerogativa del coraggioso. L’amore chiama amore da tutti. Anche la fibra più dura si scioglie al fuoco dell’amore”.
Mentre svaniva la visione lo vedevo ancora sorridere: e capivo la ragione dell’uomo che aveva combattuto contro l’ingiustizia e il colonialismo senza violenza ma con la satyagraha, la forza della verità, attiva e coraggiosa ribellione.
Ariminum, novembre dicembre 2023