75° anniversario della liberazione
Dopo circa 1200 anni un esercito greco, al comando del colonnello Tsakalotos, entra nella nostra città
Il 21 settembre 1944, entrando in una Rimini distrutta, il colonnello greco Thrasyvoulos Tsakalotos forse ripensò a quando, bambino, figlio di un modesto orafo, cresceva suddito dell’impero ottomano in una città dell’Epiro con un passato veneziano, non immaginando che la storia gli avrebbe riservato un ruolo così importante: conquistare una città dopo 1200 anni da quando un soldato greco ne aveva calcato le strade.
Tsakalotos aveva già combattuto durante la seconda guerra mondiale, fermando l’avanzata degli italiani in Epiro; al momento della resa della Grecia, aveva partecipato al gruppo di resistenza “Theros”[1] ma poi era riuscito a fuggire in Egitto.
Il premier britannico Winston Churchill aveva però grandi piani per lui: il leader inglese era molto legato alla Grecia e alla sua importanza strategica come porta orientale del Mediterraneo. La sua preveggenza nel capire il pericolo comunista gli aveva fatto pensare che, una volta liberata la penisola ellenica dal giogo tedesco, sarebbe stata necessaria una forza autoctona per difendere le pretese occidentali, quelle pretese che egli stesso nell’ottobre 1944 avrebbe poi ribadito a Stalin.
Con i fuoriusciti ellenici, provenienti anche dal Dodecaneso ex italiano[2], nell’aprile del 1944 era stato formato in Egitto un piccolo esercito al servizio del re ellenico Giorgio II, in esilio al Cairo. Tuttavia vi erano stati tumulti: gli Inglesi avevano ripiegato in una formazione più ridotta, 3.377 unità, ma di provata fede e l’aveva denominata “3ª brigata di montagna” (ΙΙΙ Elleniche Oreine Taxiarchia, III Ε.Ο.Τ.), al comando appunto di Tsakalatos.
Com’è ampiamente noto e riconosciuto dai maggiori storici anche anglosassoni, nel 1944 si era instaurata tra Regno Unito e Stati Uniti una importante divergenza sul futuro dell’Europa liberata dal nazismo.
Churchill aveva ideato una vasta operazione bellica, un’offensiva contro la Linea Gotica denominata “operazione Olive”, per liberare il Nord Italia e giungere nei Balcani nell’autunno 1944, nonostante gli Americani avessero preferito dirottare gran parte delle proprie forze in Italia nello sbarco nella Francia meridionale (operazione “Anvil-Dragoon”) anziché nell’Adriatico, come il leader britannico avrebbe voluto. L’intendimento di quest’ultimo era di giungere in Europa Centrale prima dei Russi, secondo una concezione cara alla strategia politica inglese per cui chi controlla il Mediterraneo controlla il mondo occidentale[3].
La 3ª brigata di montagna fu aggregata al 1° corpo canadese per contribuire allo sforzo britannico: giunta a Taranto l’11 agosto 1944, la formazione si diresse prima a Spoleto per giungere l’8 settembre a Cattolica; qui ricevette il suo battesimo del fuoco, assai impegnativo: affrontava la 1ª divisione paracadutisti del generale Richard Heidrich, i famosi “diavoli verdi” di Montecassino[4].
Dopo aspre battaglie sul Marano e all’aeroporto, i greci arrivarono alla chiesa della Colonnella il 20 settembre; la mattina successiva giunsero per via XX settembre al ponte sull’Ausa e all’arco di Augusto.[5]
Qui incontrarono due tra i pochissimi riminesi rimasti in città: come si è già avuto occasione di ricordare[6], Remo Samaritani e Umberto Antoni avvisarono i greci che i tedeschi avevano lasciato la città e li fecero incontrare con Gomberto Bordoni, socialista antifascista, il fratello Romolo e il cognato Biagio Del Prato, i quali furono condotti alla Colonnella per firmare, a nome del Comitato dei partiti antifascisti, un protocollo di resa incondizionata della città al comandante della 2ª compagnia, 3 ° battaglione, capitano Michael Apostolakis.
Alle 9 i greci giunsero in Piazza Cavour dove fu issata la loro bandiera su palazzo Garampi vendicando in tal modo l’offesa alla bandiera italiana sul Partenone ad Atene; alle 18 fu organizzata una cerimonia ufficiale alla presenza di tutte le truppe alleate: il reparto fu decorato e ricevette il nome di “Brigata Rimini” (Taxiarchia Rimini) che tuttora mantiene.
La liberazione della nostra città fu il fatto di maggior gloria della guerra in Italia: arrivarono telegrammi di congratulazioni anche dal re e dal primo ministro ellenico; il generale Harold Alexander, scrisse che “questo successo aveva brillantemente riscattato il destino di questo paese eroico, l’unico alleato dalla nostra parte nei momenti bui, e perché una nuova vittoria in Italia si era aggiunta alla gloria guadagnata sulle montagne dell’Albania.”
Quando nell’ottobre 1944 i Tedeschi lasciarono la penisola ellenica, la brigata fu inviata in Grecia a tutela del governo filooccidentale e negli scontri avvenuti in dicembre con i partigiani comunisti, Tsakalotos, che aveva acquisito un’indiscussa autorità, si impegnò a fondo per la causa monarchica, riuscendone vincitore; nella guerra civile che travagliò il Paese fino al 1949 affrontò numerose battaglie ed ebbe la meglio nei confronti delle forze comuniste comandate dal famoso Markos Vafeiadis[7].
Divenne generale, capo di Stato Maggiore dell’Esercito, per essere poi costretto al pensionamento dal suo avversario Alexandros Papagos divenuto Primo Ministro; nominato ambasciatore in Jugoslavia alla morte di Papagos, si riconciliò con gli avversari e sostenne il partito socialista, scomparendo nel 1989.
Il nipote del cugino di Thrasyvoulos, Euclid Tsakalatos, divenuto nel 2015 ministro delle Finanze della Grecia, sostenne che il suo parente aveva combattuto dalla parte sbagliata. Sicuramente però non si riferiva alla battaglia di Rimini.
[1] Organizzazione di militari che dopo la resa della Grecia fu creata allo scopo di recuperare ed inviare informazioni al Medio Oriente e facilitando la fuga di ufficiali in Medio Oriente per il personale delle unità dell’esercito greco
[2] Churchill, all’indomani dell’8 settembre 1943, aveva mandato nel Dodecaneso un contingente inglese in supporto agli italiani, attaccati dai tedeschi in spregio agli accordi stabiliti.
[3] Per maggiori dettagli sulle divergenze tra gli Alleati e le idee di Churchill, si veda Andrea Montemaggi, Offensiva della Linea Gotica: sconfitta di Churchill e vittoria di Stalin? in http://storiaefuturo.eu/category/numero-37-marzo-2015/numero-37-rubriche/numero-37-percorsi/
[4] Per una disamina dei combattimenti avvenuti, si veda per tutti Amedeo Montemaggi, Linea Gotica 1944, Rimini, Museo dell’Aviazione, 2002
[5] I primi ufficiali greci ad entrare furono il tenente Constantine Gerakinis (comandante della 1ª Compagnia) e il tenente Georgios Beliyannis (comandante della 1ª Compagnia), facenti parte del 2° battaglione.
[6] Andrea Montemaggi, Ariminum, settembre ottobre 2014, pag. 7
[7] Nel 1984, dopo il rientro in patria dall’esilio di Vafeiadis, i due avversari si incontrarono e si strinsero la mano.
Ariminum, luglio agosto 2019