Insegnante al “Valturio” di Rimini, dimostrò la falsità di molte delle accuse rivolte Sigismondo Pandolfo Malatesta dal suo acerrimo rivale Pio II, fino a quel momento ritenute fondate dagli studiosi
E’ indubbio che l’interesse sui Malatesti e in particolare su Sigismondo Pandolfo ebbe nuovo impulso all’inizio del Novecento su iniziativa di due grandi studiosi, Giovanni Soranzo1 e Aldo Francesco Massèra, i quali applicarono alle loro ricerche metodi moderni e scientifici, come l’esame accurato e filologico delle fonti, promuovendo così un considerevole progresso nella conoscenza della dinastia signorile riminese.
I due autori, insieme a Vittorio Franchini anch’egli destinato a una prestigiosa carriera accademica2, strinsero un fecondo sodalizio nell’Istituto Tecnico di Rimini, scuola presso la quale insegnavano materie letterarie e storia ed il cui nome “Roberto Valturio” da essi ispirato era segno inequivocabile dei loro interessi. Di Massèra, a cui Rimini ha dedicato una via, si è già illustrata la figura in questa rivista; Soranzo, che peraltro ebbe una successiva carriera accademica di grande rispetto, risulta invece meno noto anche se i suoi studi furono utilizzati da innumerevoli autori successivi: molti di essi, tra cui Augusto Gampana, hanno correttamente ammesso il loro debito verso il predecessore, mentre Enzo Pruccoli e Giovanni Rimondini su queste pagine hanno ripreso le sue fondamentali ed obiettive ricerche relative a Sigismondo Pandolfo.
Giovanni Soranzo era nato a Padova il 10 marzo 1881 da una famiglia di profonda fede cattolica che lo influenzò in modo determinante: il padre era direttore della cappella musicale antoniana.
Laureatosi a Padova nel 1905 con una tesi che vinse il premio “Lattes”, ottenne subito una docenza a Rimini presso il locale Istituto Tecnico che a breve sarebbe diventato statale. Mostrò ben presto la sua volontà di esplorare in modo nuovo la storia medievale, confrontandosi con la signoria che aveva caratterizzato il suo luogo di insegnamento: a soli due anni dal suo arrivo nella nostra città, pubblicò infatti le sue prime indagini che ebbero un effetto dirompente.
In La guerra di Pio II contro i Malatesta, edito a Padova nel 1907, Soranzo a soli 26 anni contestava energicamente gli studi finora condotti; rilevava infatti che la storia di Sigismondo si era basata quasi esclusivamente sui Commenta rii di Pio II: «Non è mia intenzione di denigrare menomamente l’opera di noti cultori delle discipline storiche; affermo solo che le narrazioni più diffuse della lotta di Pio II contro i Malatesta non si scostano molto da quelle che intorno allo stesso fatto sono esposte da Pio II nei Commentarii»3.
Il metodo di analisi delle fonti di Soranzo era assoluta- mente moderno: partendo dalla circostanza che l’archivio dei Malatesti era stato quasi completamente distrutto dopo la devoluzione di Rimini alla Chiesa, egli sostenne che una ricostruzione obiettiva ed imparziale esigeva un esame approfondito di tutte le cronache contemporanee e dei fondamentali carteggi degli ambasciatori, nonché indagini presso gli archivi delle città romagnole, di Fano e di Firenze, Milano e Venezia, le principali attrici nello scontro tra Sigismondo e il papa.
In tal modo dimostrò inequivocabilmente la falsità di molte delle accuse rivolte al signore di Rimini dal suo acerrimo rivale Pio II, fino a quel momento ritenute dagli studiosi come fondate.
Nel corso del suo soggiorno riminese scrisse una serie di opere sul periodo storico del più grande signore riminese tra cui: La sigla SIdi Sigismondo Pandolfo Malatesta (1907), Una missione di Sigismondo Pandolfo Malatesta a Maometto II nel 1461 (1909), Pio II e la politica italiana nella lotta contro i Malatesti, 14571463 (1911), Un’invettiva della curia romana contro Sigismondo Pandolfo Malatesta (1911), Due delitti attribuiti a Sigismondo Malatesta e una falsa cronachetta riminese (1914-1915), Sigismondo Pandolfo Malatesta in Morea e le vicende del suo dominio (191719), opere4 tutte destinate a rivoluzionare la conoscenza del signore di Rimini e a riportarne il giusto valore nella storia della penisola rispetto alle invettive tramandate ai posteri da Pio II.
Divenuto membro della “Deputazione veneta di storia patria”, nel 1912 Soranzo tornò nella sua città natale per diventare libero docente di storia moderna.
Il cambiamento della sede coincise anche con un mutamento degli interessi dello studioso e quindi le ricerche sulla signoria dei Malatesta si affievolirono, mentre furono coltivate le indagini sulla Storia dei rapporti tra Stato e Chiesa, sull’Agiografia e sulla Storia italiana, prevalentemente quella medievale. Soranzo fu uno dei docenti fondatori dell’“Università Cattolica del Sacro Cuore”, ivi prestando la propria opera fin dal 1921: uomo di fede cristiana ma anche di militanza politica antifascista assunse la carica di Presidente dell’Azione Cattolica di Padova in un periodo particolarmente difficile, tenendola per ben 15 anni; la sua attività fu oltremodo feconda dato che sotto la sua direzione gli iscritti balzarono dai 15.392 del 1925 ai 61.174 del 1931.
Legato a padre Agostino Gemelli, che lo definì «uomo eminente, che merita ogni lode, soprattutto un cristiano esemplare»5, nel 1931 fu uno dei quattro professori dell’università privata che rifiutò il famigerato obbligo di giuramento di fedeltà al Regime fascista imposto ai docenti universitari, nonostante il papa Pio XI avesse concesso di giurare «con riserva interiore».
Nei giorni di contrasto tra regime e Azione Cattolica nell’estate del 1931, lo studioso padovano fu accusato di attività antifascista dal collega professor Renzo Ganella, fratello di Giulio Ganella presunto “smemorato di Collegno”, con una lettera anonima da consegnare a direttamente a Mussolini: «[Soranzo] non si è peritato di manifestare sentimenti decisamente ostili al regime anche nelle sue lezioni di Storia Medievale Moderna all’Università e in conversazioni con studenti… »6.
Gemelli conferì con il duce stesso il quale tenne in sospeso la questione. È probabile che l’astuta mossa di rettore della “Cattolica” sventasse un tentativo del fascismo di porre sotto la propria influenza l’ateneo milanese.
Nel dopoguerra, riconosciutagli «la severità implacabile del metodo di ricerca», Soranzo fu nominato preside della facoltà di magistero fino al 1954 nonostante la «innata, quasi scontrosa, modestia»; «vero professore perché studiava molto, fedele sempre fino agli estremi giorni, alla sua vocazione di indagatore paziente»7, si spense a Padova il 23 luglio 1963, «trapasso sereno, fatto in raccolto silenzio, quasi a suggellare con perfetta coerenza la lunga vita dedicata silenziosamente a fervidissimo lavoro»8.
Note
- Ringrazio Maria Cecilia Antoni e Mario Ciavatta per il loro fondamentale aiuto nella ricostruzione della vita e della personalità di Giovanni Soranzo.
- Vittorio Franchini, nato a Borgo Panigale (Bologna) il 3 aprile 1884, si era laureato a Modena nel 1907. Subito vincitore della cattedra di scienze giuridiche ed economiche presso l’Istituto tecnico nautico di Rimini, vi insegnò sino al 1910; divenne ordinario di Storia economi- ca presso le Università di Trieste, Bologna e Roma, dove mori il 16 novembre 1970; tra i suoi primi scritti si ricordano: Saggio di ricerche su l’istituto del podestà nei comuni medievali (1912) e Appunti di diritto marittimo riminese nel secolo XIV (1913).
- In realtà l’animo polemico emerge chiaramente nei confronti di Charles Yriarte, in analogia alla stessa disistima che anche Massèra espresse nei suoi studi: «Mi fece meraviglia che l’Yriarte, il quale pomposamente nel frontespizio del suo lodato volume dichiarò d’aver consultati i documenti degli Archivi di Stato d’Italia, non abbia saputo giungere a risultati molto più completi; eppure se davvero avesse più pazientemente visitato gli archivi di stato italiani, per esempio quelli di Milano, di Venezia e di Firenze, non gli sarebbe riuscito difficile scoprire il retroscena addolorante dell’infausta lotta di Pio II contro i Malatesta». Charles Yriarte, eclettico scrittore, letterato, disegnatore e viaggiatore, incuriosito dal Tempio Malatestiano e dal suo autore, scrisse nel 1882 Un Condottiere au xve siècle : Rimini, études sur les lettres et les arts à la cour des Malàtesta, pubblicato a Parigi da Jules Rothschild. L’opera, non priva di inesattezze come fecero rilevare Soranzo e Massèra, ebbe tuttavia il merito di diffondere la conoscenza di Sigismondo e dei Mala- testi al di fuori dell’ambito locale.
- Altri saggi di Soranzo sulla figura di Sigismondo e sul suo tem- po sono Ancora sulla missione di Sigismondo Pandolfo Malatesta a Maometto II e MIattei de’ Pasti (1910), Un fallito tentativo di Sigismon- do Pandolfo Malatesta su Pesaro (giugno 1450) (1911), Ancora sulla cronaca del presunto P. Alessandro Righetti (1916-17), Ultima mia parola sul martire del sigillo sacramentale a Rimini e sulla cronaca del P.Alessandro Righetti (1921), Il tempio malatestiano e Corrado Ricci (1925), Un atto pio della diva Isotta (1925); per una rassegna integrale delle opere dello storico si consiglia Paolo Sambin, Bibliografia degli scritti di Giovanni Soranzo, Milano, Società editrice Viate e Pensiero, 1968.
- Anton Maria Bettanini, Giovanni Soranzo (1881-1963), Padova, estratto dagli Atti dell’Accademia Patavina di Scienze, Lettere ed Arti, vol. LXXV (1963-64), 1965.
- In Mimmo Franzinelli, Delatori, Milano, Mondadori, 2001, l’episodio è descritto a pagg. 121 e 122 e a pag. 335 è riportata la lettera in oggetto.
- Piero Zerbi, Giovanni Soranzo, Milano, estratto dall’Annuario dell’Università cattolica del Sacro Cuore, A.A. 1963-1964.
- Paolo Sambin, Giovanni Soranzo, Archivio veneto, s. 5., vol. 72 (1963).
Ariminum, luglio agosto 2018