Luciano Gorini ci ha lasciato. Ha lasciato noi ma anche la città a cui ha dedicato gran parte della sua vita. Rimini gli deve molto: nel 1960, ad appena 31 anni, ha assunto la presidenza dell’Azienda di Soggiorno e, insieme alla squadra che aveva riunito, ha trasformato il turismo, diventato da locale e nazionale a internazionale, fornendogli quel respiro cosmopolita che prima era soltanto elitario.
Il turismo non è certo nato nel 1960, ma è indubitabile che Rimini sia diventato sinonimo di vacanze per tutti e per tutta l’Europa proprio negli anni in cui egli ha condotto la politica turistica riminese.
La sua ricetta potrà essere considerata oggi pioneristica, era forse semplice ma proprio per questo molto efficace. Gorini si è circondato di abili collaboratori in vari settori: aveva un rapporto privilegiato con il mondo professionale ed economico tramite il vicepresidente Giorgio Minguzzi; il consigliere ed assessore Luciano Gambini assicurava una proficua collaborazione con l’amministrazione comunale; il consigliere Amedeo Montemaggi forniva un costante appoggio nella stampa e ne “Il Resto del Carlino”, il quotidiano più importante della regione; altri consiglieri provenienti dalle varie associazioni mantenevano un continuo collegamento con il mondo imprenditoriale e alberghiero riminese. L’appartenenza di Gorini alla Democrazia Cristiana procurava anche a Roma utili e fruttuosi contatti con il mondo politico nazionale e con il partito al potere.
Ma erano necessarie anche le idee: e in questi anni, come ha messo in luce Nicola Gambetti, miriade di iniziative sono state messe in campo per attirare vacanzieri da tutta l’Europa, in particolare con l’Europa settentrionale che per lungo tempo è stata la spina dorsale del turismo della Riviera. Non dimentichiamoci che in quegli anni l’aeroporto militare di Miramare diventava a vocazione civile con la costituzione dell’Aeradria, promossa anch’essa dall’Azienda di Soggiorno: i voli aumentarono in misura esponenziale, tanto che l’aeroporto di Rimini nel 1966 era il quarto d’Italia per arrivi.
In quel periodo si è assistito anche alla massiccia moltiplicazioni di eventi che dovevano assicurare un maggiore afflusso di turisti, secondo una formula che adesso è ormai consolidata ed anzi indispensabile, ma la cui idea si sviluppò proprio negli anni Sessanta. Vorrei ricordare “Luna di miele a Rimini, città di Francesca”, omaggio di un soggiorno nella nostra Riviera a coppie del nord Europa in viaggio di nozze; il festival gastronomico a Londra per attirare gli Inglesi; “La Mostra del Cinema di Animazione”; la manifestazione canora all’Embassy “Il cantastampa” che attirava molti reporters che in tal modo pubblicizzavano la nostra città; la partecipazione alle Olimpiadi di Tokio e soprattutto la distribuzione della rivista Rimini Riviera, straordinario sistema di promozione della nostra spiaggia dedicato ai giornalisti stranieri. E’ in questi anni che vengono valorizzate le frazioni del comune a vocazione turistica come Bellariva, Viserba, Miramare e innumerevoli sono le feste promosse per rendere allegra e indimenticabile la permanenza dei turisti nella nostra città. Se Rimini alla fine degli anni Sessanta sarà una stazione turistica di fama internazionale, tanto che tuttora è difficile incontrare persone che non la conoscono, ciò è dovuto a Gorini e a uomini come lui che amavano profondamente la loro città.
L’impegno di Gorini non cesserà alla fine del suo mandato come Presidente dell’Azienda di Soggiorno: come consigliere comunale, esercitò un forte ruolo di opposizione all’amministrazione comunale, ma sempre con l’obiettivo di promuovere la città e di salvaguardarla: fu infatti uno di principali attori che riuscì a togliere al Castel Sismondo, l’infamante ruolo di «prigione»; contrastò, vigorosamente ed efficacemente il Piano urbanistico cosiddetto De Carlo che, fra l’altro, intendeva demolire il Borgo San Giuliano; si interessò anche dell’Isola delle Rose auspicando la sua acquisizione al Comune.
Fu anche protagonista in tante organizzazioni benefiche e come filantropo il suo pensiero sarà sempre quello di rendere più bella e più famosa la nostra città: e sempre con legame forte alla sua famiglia e alla moglie Isa. Perciò, in questo triste momento, credo che noi tutti dovremo ripensare e riconoscere i meriti di Luciano e non lasciare che il tempo dimentichi persone che hanno avuto un ruolo tanto importante per darci la Rimini in cui viviamo.