Seleziona una pagina

Scienziato e politico di vasti interessi culturali, patrocinò la ferrovia subappenninica, che da Fabriano doveva giungere a Santarcangelo di Romagna

Il viaggiatore che da San Leo andrà a Montecopiolo, incontrerà presto, sul poggio di Pugliano, in una zona molto panoramica, uno strano edificio, una villa, costruita oltre 100 anni fa con una imponente torre cilindrica in angolo ed ora trasformata in un luogo per ricevimenti, sulla cui porta principale vi è una targa con il motto “LABOR”. Ed il viaggiatore non distratto si chiederà la ragione di quella costruzione e soprattutto chi la volle.

Villa Labor a Pugliano

Chi la volle costruire nel 1906 in stile Liberty fu uno dei più illustri personaggi nati nel Montefeltro, Angelo Battelli, grande scienziato e politico, uomo di vasti interessi e di grande fama, deceduto prematuramente circa 100 anni fa. Battelli era nato nel 1862 da famiglia benestante a Macerata Feltria, appena divenuta parte del neocostituito Regno d’Italia; studiò a Sassocorvaro e poi a Urbino dove conobbe Alessandro Serpieri: è probabile che proprio Serpieri lo interessò alle scienze sperimentali e lo convinse ad iscriversi all’Università di Torino, facoltà di Scienze.

Torino fu decisiva per Battelli, per la sua formazione, per le sue idee. Frequentò con passione i corsi di Fisica ma anche le riunioni dei repubblicani, cosicché si trovò in prima fla nelle proteste all’università contro la Triplice Alleanza. Accusato Villa Labor. di aver fatto esplodere una bomba sotto la statua di Vittorio Emanuele I, venne assolto dopo tre mesi di carcere.

La militanza politica non gli fece cessare l’amore per le scienze: laureatosi, vinse la cattedra di Fisica Sperimentale a Cagliari, andò poi a Padova ed infine a Pisa. Qui divenne una celebrità in campo scientifico e fu nominato Direttore della rivista “Il nuovo cimento”, il più autorevole periodico di fìsica italiana. Poco dopo assunse anche la direzione dell’Istituto di Fisica a Pisa e fu tra i fondatori della Società italiana di Fisica, che presiedette dal 1902 al 1906.

Le sue ricerche abbracciavano vari campi, tra cui l’elettromagnetismo e la radioattività, ma ciò che lo distingueva era la sua capacità didattica: fu autore di numerosi studi ma anche di manuali e trattati divulgativi di grande successo per le università e per le scuole superiori. Il metodo di lavoro, con il coinvolgimento diretto di discepoli ed allievi, si trasmise ad uno di essi, Luigi Puccianti che fu il maestro di Enrico Fermi.

L’insegnamento fu anzi quasi un imperativo morale per Battelli. Il suo credo politico ed il suo temperamento lo portavano al desiderio di condividere la conoscenza e di renderla lievito per l’umanità. Infatti egli partecipò con convinzione ed entusiasmo alla vita politica dell’inizio del secolo, riscuotendo un successo che pare incredibile al giorno d’oggi. Sempre convinto assertore della sua fede mazziniana, massone di rilievo, amico di Ernesto Nathan, Terenzio Mamiani ed Ettore Ferrari, dopo essere stato consigliere provinciale ad Urbino, nel 1900 venne eletto deputato per i repubblicani nel collegio di Pisa.

In Parlamento gli interventi di Battelli erano molto apprezzati sia per la sua indubbia competenza sia per la particolare chiarezza e semplicità nell’esposizione anche di problemi tecnici e complessi. Alla Camera lottò per due cause principali: la valorizzazione dell’insegnamento e lo sviluppo del Montefeltro, che riteneva una zona non solo depressa ma anche trascurata dal governo centrale.

Si batté per il riconoscimento giuridico dei docenti universitari e per la libertà d’insegnamento, chiedendo la riduzione dell’orario di lavoro rispetto agli altri impiegati dello Stato per tener conto della specificità dell’insegnante. La sua lotta ebbe successo con l’emanazione di una legge, e Battelli fu nominato Presidente dell’Associazione nazionale dei professori universitari.

Ma riconoscimento perenne alla sua opera venne dal Montefeltro, una delle zone più arretrate della regione: Battelli instancabilmente si batté per rendere noto alla pubblica opinione e al Parlamento la miseria in cui versava il territorio, dove agli inizi del secolo, ancora due terzi della popolazione era analfabeta, con alti tassi di emigrazione, disoccupazione e malattie endemiche.

Le scuole e l’Università di Urbino erano di fatto sostenute dai Comuni e l’assenza di ogni azione governativa era palese: il circondario di Urbino era decaduto con l’unificazione dell’Italia e Battelli aveva calcolato che erano state drenate risorse dal territorio per 225 milioni ricevendo in cambio solo promesse non mantenute.

E la più evidente promessa non mantenuta era la mancata costruzione della cosiddetta ferrovia subappenninica, che da Fabriano doveva giungere a Santarcangelo di Romagna: un tracciato interno rispetto a quello costiero, sostenuto dal Ministero della Guerra per timore di attacchi navali. Battelli in Parlamento svolse autentiche battaglie ottenendo l’avvio dei lavori, purtroppo interrotti per lo scoppio del conflitto mondiale.

L’idea che la ferrovia fosse la necessaria infrastruttura per lo sviluppo di una regione, era talmente viva in Battelli che, dopo aver ottenuto la creazione del comune di Mercatino Marecchia, l’attuale Novafeltria, separato dal comune di Talamello, lottò per la costruzione della ferrovia che la collegò poi a Rimini.

Il tracciato incompiuto della ferrovia
da Santarcangelo-Urbino.

La sua attività fu costantemente premiata dagli abitanti: fu eletto nel collegio di Urbino (oltre che a Pisa) nel 1904 con l’82% dei voti; nel 1909 addirittura non si presentarono sfidanti e nel 1913, con il suffragio universale, vinse con il 91% dei voti.

L’animo di Battelli era molto sensibile alle condizioni dei lavoratori: partecipò alle società di mutuo soccorso, le sovvenzionò ed intervenne in Parlamento durante la “Settimana Rossa” contro Salandra. Scoppiata la guerra divenne membro del comitato degli scienziati per le invenzioni belliche. L’ultima battaglia parlamentare fu rivolta all’aiuto delle popolazioni romagnole e marchigiane colpite dal terremoto del 1916.

Morì per una dolorosa nefrite nel dicembre 1916: dopo una solenne cerimonia civile fu sepolto a Pisa. Il ministro delle Poste scrisse: «Il suo frale riposa per decreto del comune nel camposanto del cimitero monumentale di Giovanni Pisano…; il suo spirito vive nei suoi discepoli, nei suoi lavori, nei suoi ammaestramenti; vive ancorata la sua ricordanza nell’animo degli amici… è dovere nostro conservarla e la conserveremo».

Il Montefeltro conservò davvero la sua memoria: gli furono intitolate vie, piazze, monumenti, scuole, e persino il teatro di Macerata Feltria, decorato dal pittore riminese Gino Ravaioli.

Il teatro di Macerata Feltria. «Al centro della volta campeggia un grande scomparto ovoidale di gusto liberty che su uno sfondo roccioso presenta un’immagine simbolica di Macerata Feltria con il proprio stemma in mano nell’atto di ascoltare Apollo che suona la lira attorniato da amorini svolazzanti. Autore del dipinto fu il riminese Gino Ravaioli a cui è da attribuire anche il tondo con il ritratto di Angelo Battelli che sovrasta l’architrave di proscenio».

Angelo Battelli fu un uomo di altri tempi, politico disinteressato e animato nella fede del progresso, tanto da pagare di tasca propria parte dell’amplia- mento dell’edificio che a Pisa ospitava l’Istituto di Fisica, e l’acquisto di apparecchiature, il cui costo di 5.000 lire fu interamente lui sostenuto. Anche in ciò fu insegnante ma purtroppo non fece scuola.

Ariminum, giugno luglio 2015