I programmi prefigurati dal regime per la nostra città.
1938: un progetto decennale per il turismo esposto da Beltrami in un’edizione speciale di Ariminum dello stesso anno.
La rivista che state leggendo, autorevolmente rifondata da Manlio Masini nel 1994, ha avuto un progenitore, un periodico dello stesso nome pensato per coniugare la cultura al fascismo e alla statistica: una sorta di manifesto delle conquiste raggiunte dal regime insieme alla diffusione delle bellezze della nostra città. Il primo «Ariminum», fondato e ideato da Aldo Francesco Massèra nel 1928 come rivista del Comune1, ebbe illustri collaboratori ma anche una vita molto travagliata e piuttosto breve. Fu sostituito poi da un altro periodico, «Rimini», «alle dirette dipendenze del segretario generale del Comune (Alfredo Beltrami2) ma diretto dal prof. Carlo Lucchesi»3, responsabile della Biblioteca Gambalunga, legati da profonda amicizia.
Anche questa rivista non durò a lungo a causa delle limitazioni nell’uso della carta introdotte dal Regime per la guerra in Etiopia. Tuttavia nel 1938 si pensò ad un numero speciale di «Ariminum» per celebrare i duemila anni della nascita di Augusto, chiaro riferimento agli auspici mussoliniani del nuovo impero fascista, allo scopo di descrivere delle principali risultati dell’amministrazione comunale dell’ultimo quinquennio. L’indice era infatti il seguente: «Le vestigia augustee di Rimini – Il Duce a Rimini – G. Q. Giglioli. Cesare Ottaviano Augusto – S. Aurigemma. La porta augustea di Rimini – L’opera dell’Amministrazione Comunale nell’ultimo quinquennio (1934 – 1938) – A. Beltrami. Lo sviluppo di Rimini nel prossimo decennio».
Proprio questo ultimo articolo ci pare particolarmente interessante in quanto Beltrami, vero dominus della rivista, intendeva prefigurare un avvenire radioso alla nostra città. La data era altamente simbolica per lo stesso Beltrami – segretario comunale dall’aprile 1929, in sostanza dalla podesteria di Pietro Palloni – che voleva da una parte riassumere quanto era stato compiuto nel decennio del suo incarico, dall’altra dimostrare che il prossimo decennio sarebbe stato ancora più proficuo. Così infatti cominciava l’articolo: «Circa dieci anni — dal 1929 a questa fine dell’anno XVI di amministrazione municipale condotta con stile fascista sono valsi a trasformare larghi settori soprattutto della Città e del litorale di Rimini. È stato, questo, un periodo di febbrile attività, durante il quale il Comune ha profondamente innovato in tutti i pubblici servizi […] Ma l’ansia del superamento vieta oggi ogni sosta sul passato e sospinge nelle vie del futuro. E sorge allora spontanea la domanda: quale sarà il volto di Rimini in non lontano avvenire? Antivedere è sempre presumere in facoltà di prescienza: ma se dalle opere del recente passato sia lecito indurre elementi di comparazione, e sia consentito trarre argomento dalla diretta conoscenza delle possibilità finanziarie del Comune, dalla potenzialità della economia locale, dal programma prossimo della pubblica Amministrazione e dai suoi logici sviluppi conseguenziali, io credo che ragionevoli previsioni possano istituirsi per lo spazio dell’imminente decennio, senza pretesa di profetiche velleità».
Beltrami non era esente dalla retorica di regime che allora, è il caso di dirlo, imperava. Il linguaggio celebrativo era infatti comune a tutti gli scrittori dell’epoca in quanto il controllo pervasivo del fascismo non consentiva che l’adeguarsi alle cosiddette “veline” che erano disposizioni emanate dal Ministero della Cultura Popolare, o Minculpop nella vulgata, a cui obbligatoriamente occorreva uniformarsi.
Ci soffermiamo in questa sede a quello che lo stesso Beltrami chiama Settore turistico e che egli credeva fermamente, in modo lungimirante, trainante nel futuro per l’economia riminese. In verità molte delle questioni esposte erano già state rese note dal podestà (e presidente dell’Azienda di Soggiorno) Guido Mattioli4 in un opuscolo del 19375, nel quale si proponeva un’azione congiunta di tutte le località rivierasche, anche se ricadenti in altre province per arrivare ad un unico comprensorio votato al turismo balneare. Tuttavia leggendo il libretto pare abbastanza evidente che siano idee di Beltrami, il quale rappresentò di fatto la continuità tra Palloni, Mattioli, i successivi commissari prefettizi fascisti nonché i sindaci che amministrarono la città nel dopoguerra. Uguali tematiche vengono infatti affrontate e molto più approfondite in un articolo di Beltrami, sempre del 1937, dove si segnalavano, le opportunità turistiche per San Marino – che, si ricorda, all’epoca aveva un’economia prevalentemente agricola – grazie alla sua specificità di stato sovrano6.
L’idea inizialmente espressa nel 1937 era realizzare una sorta di Costa Azzurra sull’Adriatico, da attuare con la costituzione di un Consorzio delle Aziende di Soggiorno dotata di vasti poteri, da finanziarsi mediante una lotteria nazionale insieme a una gara aerea (e questo era il tributo da versare a Mattioli, noto aviatore). Veniva addirittura pubblicizzato lo statuto del Consorzio promosso, espressamente formato da Beltrami.
L’interessantissima visione strategica globale viene però di fatto abbandonata nel numero speciale di «Ariminum» del 1938, probabilmente per la mancata adesione degli altri comuni. Beltrami allora, con analisi piuttosto penetrante, individuò le questioni da risolvere, per un settore che «è oggi, e sarà domani, il più importante, come quello che interessa la Città e i centri dell’intero litorale e ispira e alimenta tutte le attività del Comune e dell’Azienda di Soggiorno. Primo problema: l’incremento della capacità ricettizia. Rimini e i suoi minori aggregati periferici hanno raggiunto il punto di saturazione. Le nuove correnti turistiche cominciano a deviare per incapienza della nostra Stazione balneare soprattutto nel periodo estivo di punta. È necessario, è urgente aumentare e migliorare l’attrezzatura ricettizia della Stazione di soggiorno, nel duplice intento di ospitare la clientela crescente e, per ciò che riguarda Rimini, selezionarla. Due sono le direttrici d’azione: l’una, creare nuovi alberghi, ampliare e aggiornare quelli esistenti; l’altra, intensificare la costruzione di ville. In questo campo, la funzione dei pubblici Enti non può essere che sussidiaria e vòlta a stimolare ed agevolare l’iniziativa privata; ed è quello che l’Azienda di Soggiorno si propone di fare. Essa ne dà fin d’ora l’esempio iniziando tra breve l’ampliamento del Grand Hotel, per farne il più capace e completo albergo della Riviera romagnola, e cedendo gratuitamente ai privati, con offerta di ulteriori agevolazioni di particolare favore, aree d’alto prezzo, al centro della spiaggia, ove nel prossimo decennio è augurabile sorga una serie di grandi alberghi atti a richiamare quella clientela d classe, cui soprattutto sarà affidata la classificazione di Rimini tra le Stazioni internazionali d’Europa. Secondo problema: perfezionare le bellezze panoramiche e il decoro della zona balneare prolungandone e completando le opere di giardinaggio, creando nuovi centri mondani sull’amplissimo litorale, valorizzandone le possibilità turistiche ancora latenti, che una sagace metodica opera può rendere suscettibili di sfruttamento. Sotto questo profilo, non sarà lasciato cadere il progetto di costruzione di uno stabilimento idroterapico, che avrebbe anche il vantaggio di anticipare e prorogare la durata della stagione. Terzo problema: fare di Rimini un centro di manifestazioni d’interesse nazionale atte a richiamare il gran pubblico, potenziando quelle già divenute tradizionali, organizzando quelle che possono dar lustro e nome alla Stazione di soggiorno: sportive, artistiche, cinematografiche, ippiche. Per queste ultime, il decennio che viene potrà forse dotar Rimini di un ippodromo, attualmente allo studio». Non mancava poi l’accenno alla lotteria per acquisire le disponibilità finanziarie, alla gara aerea e quasi di sfuggita al Consorzio.
Spingendo per entrate che derivassero dal gioco, Beltrami aveva senza dubbio l’occhio su Montecarlo. Sul tipo di turismo auspicato si può constatare, come già notò Giovanni Rimondini7, che Beltrami volesse controbilanciare il turismo di massa, che il fascismo stava promuovendo, con una clientela di alto rango, probabilmente insediata in zone diverse: alberghi, anche di grande capacità, in aree più periferiche e ville in ambiti più centrali.
Beltrami amava indubbiamente con grande passione la città e, pur sapendo che Mussolini aveva frustrato tutti i tentativi di nominare Rimini provincia, non celava una speranza: «forse un giorno chi sa che a premio del lavoro compiuto una più alta dignità amministrativa non sia a Rimini conferita?». Ed in effetti, seppur 40 anni dopo la sua morte, l’agognato titolo di capoluogo di provincia fu raggiunto proprio grazie allo sviluppo economico della nostra città. L’articolo si chiudeva con un augurio: «Un nuovo ciclo si apre oggi per questa Città sotto favorevoli segni; e nessun voto sarà vano e nessun auspicio infecondo se l’occhio del Duce la segua e la sua benevolenza l’assista».
Purtroppo però qui Beltrami non fu profeta ed anzi, beffardamente, quel Duce, a cui si rivolgeva, fu, con la sua insensata guerra, la causa della distruzione di quella Rimini tanto amata. Durante il conflitto Beltrami dovette prodigarsi, insieme all’amico Lucchesi, per salvare il più possibile quel patrimonio artistico che tanto aveva venerato, sopravvivendo in una città devastata – anziché sviluppata – solo cinque anni dopo quelle parole augurali.
Note
1 In verità c’era stato un numero precedente di “Ariminum” nel 1925, sempre per iniziativa di Massèra ma si trattò di un’iniziativa episodica. Tullo Busignani, nominato podestà nel 1928, voleva però dare un impulso più costante alla vita culturale riminese e trovò in Massèra la persona ideale, sia per la sua grandissima cultura, sia per i rapporti con altri importanti collaboratori. Purtroppo però Massèra morì quasi subito.
2 Alfredo Beltrami nacque a Sarsina il 18 gennaio 1892 e morì a Santarcangelo il 17 novembre 1955. Fu dal 29 aprile 1929 alla sua morte segretario comunale generale, ruolo fondamentale durante il fascismo in quanto assistente giuridico del podestà che aveva poteri molto ampi. Non ci si sofferma qui sulla sua complessa figura, non sufficientemente indagata, elemento chiave ed eminenza grigia dell’amministrazione comunale in periodi anche molto differenti nella storia di Rimini. Uomo di grande cultura e fine poeta nell’intimità, fu benemerito per aver posto un freno ai soprusi dei Tedeschi durante la guerra. Qualche notizia sulla sua attività si può trovare in R. Ricciotti, Fu l’anima politico-amministrativa del comune di Rimini, in “Ariminum”, Luglio Agosto 2006, p.10.
3 N. Matteini, Rimini negli ultimi due secoli, Maggioli, Rimini 1977 p. 440.
4 Per un’analisi dell’amministrazione Mattioli si veda A.Catrani. Il conte che amava volare, Panozzo, Rimini, 2014.
5 G. Mattioli, Progetto per il potenziamento e la valorizzazione turistica unitaria della Riviera di Romagna, Municipio di Rimini (tip. Garattoni), 1937.
6 A. Beltrami, L’unità della Riviera di Romagna e la Repubblica di S.Marino, in «Rivista della stazioni di cura soggiorno e turismo: organo della Federazione fascista esercenti industria idrotermale» a.13 n.8 (agosto1937) p. 12-14.
7 G. Rimondini, Più bella e più grande di prima, Panozzo, Rimini 2002.
Ariminum, marzo aprile maggio 2024