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Attraversando l’Italia del 1933

Notarelle e aneddoti di un escursionista inglese da Rimini al passo dei Mandrioli

Roland G. Andrew era probabilmente nato duecento anni in ritardo: come i nobili inglesi del Settecento, nel 1933 desiderava ardentemente vedere con i propri occhi la «terra che aveva dato la civiltà all’Europa, aveva perso la sua unità e dopo 14 secoli non solo l’aveva riguadagnata ma era divenuta anche una potenza coloniale nell’arco di una vita».

Fin da bambino era rimasto attratto dall’Italia, «per il suo clima dolce e il suo straordinario passato»; Andrew, originario del Lancashire, decise perciò di organizzare un proprio Grand Tour, ma con un’importante variante: i mezzi di trasporto utilizzati dovevano essere il treno e i propri piedi dove il treno non arrivava, non disdegnando comunque occasionali passaggi su camion e autovetture.

Partì nell’aprile del 1933 dal passo del Monginevro per giungere fino a Catania e stese dell’itinerario un resoconto dettagliato che pubblicò in un libro del 1935, Through Fascist Italy: An English hiker’s pilgrimage, titolo che anche’esso rieccheggia quei diari tipici dei viaggiatori inglesi di un paio di secoli prima.

Andrew era un hiker curioso e molto interessato al nostro Paese, tanto da aver imparato l’Italiano, e girovagava in pilgrimage per una nazione che lo affascinava; era attento alle varietà dei dialetti incontrati e constatava con acume le differenze caratteriali degli abitanti delle varie regioni, spesso raccontando spiritosi aneddoti: la narrazione è letteralmente infarcita di notarelle di costume per ogni luogo visitato.

Il libro uscì nel 1935 in una fase particolare della storia d’Italia: Mussolini, preoccupato delle mire espansionistiche della Germania sull’Austria dopo l’assassinio del cancelliere Dollfuss, aveva costituito il cosiddetto «Fronte di Stresa», un accordo con Francia e Regno Unito in funzione antitedesca, accordo peraltro durato una breve stagione.

Il Duce aveva anche autorizzato all’inizio del 1935 la pubblicazione in Italia, sebbene con modifiche e censure, de Il Fascismo inglese e la ripresa economica dell’Inghilterra (Bompiani), un libro di Hubert Renfro Knickerbocker,giornalista americano vincitore del premio Pulitzer, tenacemente antinazista ed espulso dalla Germania. Era quindi un periodo di empatia tra Italia e Gran Bretagna e lo stesso Andrew ne risentì, divenendo egli stesso fascista durante il viaggio.

Prima di attraversare la frontiera con l’Italia, l’inglese aveva percepito un diffuso sentimento antitaliano in Francia e aveva notato che usare la nostra lingua provocava forti reazioni negative nei Francesi, per cui si recò celermente in Piemonte.

Proseguì poi fino a Milano e giunse in treno nei primi giorni di maggio a Rimini, «o come era chiamata ai tempi dei Romani, Ariminum»: vedeva per la prima volta il mare Adriatico, parte di quel Mediterraneo «culla della civiltà». Arrivato in stazione Andrew si diresse verso il mare lungo una strada con ville e giardini, il viale Principe Amedeo. La spiaggia non piacque all’escursionista inglese che notò al bordo di un canale un mulino a vento che estraeva acqua da una terra paludosa; deluso, immerse una mano nell’acqua che trovò calda come a Blackpool.

Tornando in città fu scambiato per un tedesco e insultato per questo; mancano nella narrazione riferimenti ai monumenti della nostra città come pure un qualsiasi interesse storico o artistico, ma in compenso Andrew racconta che entrò in un’osteria dove scoprì che la moglie dell’oste parlava inglese. Meravigliato ne chiese il motivo e la donna rispose che da bambina era emigrata negli Stati Uniti con i genitori, i quali poi erano tornati in Italia con l’avvento del proibizionismo, in quanto non sopportavano l’idea di non poter più bere vino.

Nella taverna Andrew vide una figura alta ma cieca, molto povera e dimessa e chiese se la menomazione fosse stata causata dalla guerra. La ostessa rispose che la ferita era dovuta alla gelosia: l’uomo aveva una relazione con una ragazza, ma un altro pretendente la desiderava: incaricò allora suo cognato di eliminare il rivale, il quale però fu ferito agli occhi rimanendo privo della vista. Andrew domandò come poi si fosse conclusa la vicenda e la donna raccontò che l’attentatore era stato arrestato, ma la moglie aveva proposto di ritirare la denuncia promettendo al cieco una somma di denaro, denaro che però non fu mai consegnato; fra l’altro il mandante si rifugiò aldilà del confine di San Marino dove poi si sposò. «Con quella donna?» «No, con un’altra». Tormentò a lungo l’inglese l’idea che quelli che avevano reso un inferno la vita di quel pover’uomo vivessero felici e sposati.

Il nostro escursionista decise di visitare Repubblica: trovando i contadini più socievoli dei cittadini, commentò: «separa l’uomo dalla terra e il suo carattere cambia, non in meglio ma in peggio». Si meravigliò che non servisse il passaporto per entrare nel «petty State» e, grazie ad un passaggio in automobile, giunse in cima al Titano per vedere la targa che ricordava l’incontro dei Capitani Reggenti con Garibaldi, il suo «favourite hero». Gli raccontarono che un tempo la Repubblica vendeva titoli nobiliari e si disse divertito che, se non avesse terminato questo modo di finanziarsi, San Marino avrebbe avuto più duchi che miglia quadrate.

Dopo aver deliziosamente ammirato dalla Rocca il panorama sul mare, con il sole che tramontava dietro gli Appennini, Andrew decise di dirigersi verso San Piero in Bagno al fine di attraversare il passo dei Mandrioli, ma, nonostante l’uso della bussola e della carta corografica, ben presto si perse; trovò tuttavia un contadino a cui chiese dell’acqua e gli fu dato vino: segno evidente che si trovava ancora in Romagna, come ricorda il noto adagio.

A Castelnuovo, vicino a San Leo, l’inglese (che confuse peraltro i due luoghi) incontrò un agricoltore che fotografò sul suo carro: conversando con lui si stupì della sua ampia istruzione – che attribuì alla scuola fascista – dato che, pur non essendosi mai mosso dal suo paesello, conosceva in modo superbo la geografia europea e l’Inghilterra.

Giunto a Mercatino Marecchia, l’attuale Novafeltria, Andrew si diresse a Sant’Agata Feltria per raggiungere la valle del Savio ma, passato il paese, si perse; cercò rifugio in case di rurali che tuttavia lo respinsero finché in una fattoria vinse la diffidenza convincendoli di non essere tedesco ma inglese: affamato e assetato, ricevette pane e vino.

Il giorno successivo si intrattenne con il padrone di casa, Giacomo Severi, vedovo con diversi figli: analfabeta, tentava di parlare in italiano, sebbene lo conoscesse poco e tendesse in realtà a tradurre le parole dal dialetto: Andrew riporta alcuni esempi, come cano per cane e specc’ per specchio; tuttavianell’estrema povertà della famiglia rilevò una grande dignità: «possa uno straniero che si perde nelle lande britanniche essere trattato così gentilmente dai nostri contadini come lo fui io da Giacomo Severi!»

L’inglese giunse allora a Sarsina la domenica, al termine della messa; si diresse in un’osteria dove discusse di politica e di religione: i commensali non si potevano capacitare che un inglese non fosse cattolico e perciò tentarono la sua conversione. Andrew notò che erano tutti convinti dei dogmi della Chiesa di Roma ma egli, pur non volendo a sua volta tentare di convertirli, resistette e allora lo invitarono ad andare dal prete. Di fronte al suo rifiuto rimasero interdetti ma, avendo saputo che l’escursionista avrebbe proseguito per Roma, sembrarono persuasi che sarebbe divenuto cattolico una volta giunto alla Città Eterna.

Gli chiesero anche se fosse fascista ed egli rispose affermativamente; vollero allora sapere se c’erano fascisti in Inghilterra, e Andrew precisò che erano pochi ma stavano aumentando.

L’ultima tappa romagnola era San Piero in Bagno, che raggiunse sotto un temporale violento. Nel portico della piazza una folla numerosa ascoltava la cronaca del Giro d’Italia e inneggiava ad Alfredo Binda, per il quale constatò un’autentica venerazione.

All’Albergo Garibaldi l’escursionista inglese chiese al proprietario come mai i contadini fossero tanto prevenuti nei confronti dei tedeschi: la risposta fu che la causa era stata la guerra. Andrew replicò, con scarsa preveggenza, che in fondo Inghilterra e Germania si erano riappacificate nonostante la prima avesse avuto un milione di morti e la seconda tre milioni, mentre i soldati Italiani morti erano stati «soltanto» seicentomila: l’albergatore tacque allibito.

L’ultimo colloquio in Romagna avvenne con un avanguardista ed è particolarmente illuminante: Andrew pose alcune domande e le risposte furono emblematiche della temperie politica:

«Ti ricordi i primi giorni del fascismo?»

«Sì, ci sono stati molti scontri»

«Qui? In una piccola città come questa?»

«Sì, i socialisti e i comunisti combatterono nelle strade con bastoni e coltelli»

«Dove sono oggi?»

«Ancora qui. Ma sono tutti fascisti ora»

«Forse fingono di esserlo»

«No. Sono veramente fascisti».