Il Ponte romano di San Vito è un «convitato di pietra» nel vero senso della parola: il Comune lo circonda con un grazioso giardinetto ma non lo tocca, il Festival del mondo antico celebra i «cugini» ponti di Tiberio e di Savignano ma non lui; entrambi cercano con cura di non disturbarlo. In fondo sono duemila anni che se ne sta immobile, depredato fino al basamento, testimone muto di una passata gloria.
Il povero Ponte molto generosamente ha fornito materiale a tanti nel circondario, anche all’altro e più famoso ponte romano a Rimini, ma ha ricevuto poco riconoscenza. Rimondini e Cartoceti in questa rivista hanno cercato di togliere un po’ di polvere e di terra a questo manufatto che, secondo il cardinal Alberoni, era sul fiume Rubicone, sebbene un dittatore abbia espresso un parere contrario circa cent’anni fa.
Allora ho una visione, che gli abitanti di questo territorio, in un impeto di bontà, vogliano veramente valorizzare il Ponte di San Vito, cercando di restituirgli la dignità che merita con opportuni scavi che riportino alla luce la sua trascorsa grandezza.
Ma è un sogno, l’ingratitudine regna sovrana.
Ariminum, luglio agosto 2021