Il progetto prevedeva una serie di piccole vetture da 2 a 6 posti senza autista che viaggiavano su un tracciato elettrificato sospeso da piloni.
Un giorno qualcuno si chiederà se il contestato Trasporto Rapido Costiero (TRC) fosse l’unica soluzione per la mobilità della riviera.
In realtà quale sia la migliore alternativa al trasporto su gomma è una domanda che si sono posti in tanti: la risposta più originale e innovativa è stata sicuramente fornita dall’ingegner Riccardo Baldelli quasi 50 anni fa. Baldelli nacque a San Clemente nel 1904 e dopo aver frequentato l’università di Bologna, si laureò nel 1927 al Politecnico di Torino. Dapprima insegnante, fece parte del Genio militare ed andò in Africa.
Dopo la guerra lavorò nelle industrie Dalmine per vent’anni diventando direttore. Approssimandosi al ritiro, aveva deciso di abitare a Rimini in Via Mantegazza e, con la sua mente tecnica ma anche fervida da tipico Italiano di grande inventiva, aveva riflettuto a lungo sul fatto che la mobilità in un paese come l’Italia e in un luogo come il territorio riminese non poteva basarsi sul trasporto su gomma, soluzione invece adottata con miopia dagli amministratori pubblici.
In quel periodo infatti si sopprimevano ferrovie e si realizzavano superstrade, ma non sempre: quando negli anni Sessanta fu eliminato il tronco ferroviario Rimini Novafeltria, faticosamente ricostruito dopo gli eventi bellici, la Marecchiese fu solo riasfaltata. Per Baldelli questo non poteva essere il futuro: l’energia elettrica possedeva tanti vantaggi che il motore a scoppio non avrebbe mai avuto. Allora iniziò a riflettere su un’alternativa economica alla tradizionale ferrovia.
Nel 1969 Baldelli era pronto con la sua idea rivoluzionaria: minitaxi elettrici completamente automatizzati! Il progetto fu presentato ad una riunione del Rotary nello stesso anno ed il presidente Alberto Campana e il dott. Lazzari si convinsero immediatamente della bontà e della serietà del progetto tanto da appoggiarlo in varie sedi.
Come funzionavano questi minitaxi automatizzati? Senza scendere nei dettagli, si trattava di una serie di piccole vetture da 2 a 6 posti senza autista che viaggiavano su un tracciato elettrificato sospeso da piloni costruiti a distanze prefissate.
Le vetture erano parcheggiate presso apposite stazioni e chiamate dagli utenti a seconda delle esigenze; gli stessi utenti avrebbero poi selezionato la destinazione. Con questo sistema si evitavano i problemi dovuti a neve, piogge o nebbia.
Baldelli aveva anche calcolato gli oneri, di gran lunga inferiori alla realizzazione di qualsiasi altra infrastruttura: 50 milioni di lire (1969) per chilometro, con trasporti stimati di circa 12.000 persone/ora, pari a convogli di metropolitana con frequenza di 6 minuti, ad un costo di esercizio di circa 3-4 lire per km. di percorso. Le velocità commerciali raggiungevano 60 Km/h nei tratti urbani e 150 Km/h nei percorsi interurbani, fino ad un massimo di 400 Km/h. Ciò consentiva un impiego di personale molto ridotto ed un costo di esercizio dipendente per l’80% dal consumo di energia elettrica.
Altri grandi vantaggi erano di tipo ecologico: assenza di rumore e di emissioni inquinanti, fattori davvero avveniristici in un’epoca dove l’uso dei carburanti di origine petrolifera era diventato preponderante.
Baldelli aveva anche realizzato un plastico ferroviario con binari e locomotori come prova del suo funzionamento e aveva poi brevettato tutto il sistema ottenendone l’approvazione dagli uffici americani nel 1975.
Le linee ipotizzate erano diverse: si partiva dalla Rimini-San Marino, 25 Km al costo di 1 miliardo di lire (1971) importo 10 volte inferiore di quello presumibile per una strada, si continuava con la Milano Stazione Centrale-Linate Ano a giungere ad un’audacissima Rimini-Arezzo, progetto presentato all’Azienda di Soggiorno nel 1972 dal presidente Franco Montebelli.
Nel frattempo l’interesse verso l’invenzione di Baldelli raggiunse il culmine: una sua intervista fu pubblicata sulla pagina nazionale de “Il Resto del Carlino”; il consigliere regionale democristiano Giovannino Bianchi promosse il progetto presso la regione Emilia- Romagna; l’on.le Servadei sottopose al Ministero dei Trasporti l’idea di Baldelli ricevendone interesse; la Camera di Commercio di Torino propose l’adozione del suo sistema nella metropoli piemontese («una autentica svolta che potrà portare a modifiche radicali nella politica dei trasporti finora adottata»); Baldelli stesso fu invitato per una relazione al XXII Convegno Internazionale delle Comunicazioni tenuto a Genova.
Baldelli lottava però contro un nemico implacabile, l’età: era ormai più che settantenne e nel 1979 giunse la morte che seppellì anche la sua invenzione.
Fu fantascienza?
Chi non dimostrò alcun interesse furono gli amministratori pubblici locali. In quel periodo il sindaco di Rimini Walter Ceccaroni si era invaghito delle idee dell’architetto Giancarlo De Carlo; l’urbanista aveva presentato un nuovo piano regolatore, questo sì davvero fantascientifico, nel quale era prevista una monorotaia all’altezza di 5-6 metri che girava attorno alla città compresi Arco di Augusto, Ponte di Augusto- Tiberio e Rocca malatestiana raggiungendo marina centro attraverso viale Principe Amedeo ed anche il polo scolastico: costi spaventosi e impatto ambientale devastante, una soluzione anacronistica e irrealizzabile, senza futuro.
Allora non è rimasta che la discussa metropolitana di costa.
Ariminum, marzo aprile 2016